La mia esperienza con la musicoterapia e il fine vita

“Mi trovo nell’infermeria e sto terminando di scrivere le annotazioni per poi inserirle nelle cartelle cliniche e andarmene, chiudendo una mattinata ed una settimana di lavoro. Tra non molto uscirò dalla stanza e poi dal reparto; respirerò finalmente aria fresca, camminando e pedalando e ringraziando per la salute e la forza che mi appartengono e che mi consentono di entrare e uscire dall’Ospedale, che per me è luogo di lavoro. Pedalando cercherò di liberare i pensieri e di sgombrare la mente, lasciando che ciò che vorrà depositarsi sul fondo lo faccia senza troppo rumore e senza tracce troppo visibili all’esterno. Arriverò con la mia bicicletta fino a casa, dove non vorrei portare ciò che ho incontrato e condiviso; mia figlia mi verrà incontro alla porta e forse riconoscerà dietro al mio sorriso qualcuna di quelle tracce che vorrei non avere portato con me, lei mi accoglierà a sua volta con un sorriso chiedendomi se al lavoro è andata bene. Bene, grazie  le risponderò senza aggiungere altre parole.    

Mi domando tuttavia cosa può indurre a chiacchierare e scherzare poco dopo essere stati accanto ad un corpo che da pochi minuti non è più la persona che era prima ma è solo un corpo senza vita; forse loro spostando, pulendo e sistemando corpi in agonia o già senza vita si sono abituate alla fisicità della morte e riescono a mantenere quella che sembra indifferenza ma è in realtà giusta distanza emotiva e professionale. Forse si comportano così per difesa, forse il loro atteggiamento in fondo è sano  e denota un’acquisita capacità di mantenere distacco e tranquillità di fronte a quella che è la quotidianità (o quasi) della professione. 

Forse comportandosi in questo modo cercano di dimenticare presto, di evitare che le tracce si appoggino. Forse hanno imparato a scacciare la paura con una battuta e una risata, forse sanno che intrattenere conversazioni banali in cucina può impedire ad altre parole e pensieri di insinuarsi e restare, anche dopo che si è terminato il turno.”

Questo è un estratto dal mio libro: “Il suono oltre il silenzio”. Se questo brano ha suscitato il tuo interesse, scopri il libro in questa pagina.

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Laura Gamba

Scrivo per documentare e per mettere a disposizione un grande capitale di esperienza che potrà essere utile a musicoterapisti, insegnanti e a tutti coloro che desiderano sperimentare il potere della musica nella relazione d’aiuto e nella cura.

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